“Riconoscendo l’impossibilità di
far fronte all’intera domanda
solo agendo sul risparmio, l’efficienza e le fonti rinnovabili allo
stato attuale,
è necessario, in via transitoria, privilegiare l’uso del
gas
nell’attesa di poter soddisfare interamente
la necessità energetica con fonti pulite”.
(Notizie Verdi,
agenzia quotidiana dei Verdi italiani,
n°27, febbraio 2006)
Polo Chimico, turbogas, risparmio energetico e fonti alternative: le
scelte compiute, i problemi ancora aperti e le proposte
Premessa
Mai a Ferrara una scelta è stata tanto confrontata
come quella relativa alla nuova centrale. A partire dal 2001 decine di
incontri, tavole rotonde, studi, approfondimenti, sedute di Commissioni
e di Consigli. Alle elezioni Amministrative del 2004 il tema della centrale
è stato il più dibattuto e noi (che difendiamo con convinzione
la scelta e che avevamo una parte di programma, diffuso in migliaia di
copie, su questo tema) i più attaccati. Tuttavia l’esito
è stato netto: nonostante una campagna molto aggressiva, noi Verdi
non solo non abbiamo perso voti, ma ne abbiamo guadagnati. Tutti i candidati,
di Destra e di Sinistra, che avevano fatto dell’avversione alla
centrale la loro bandiera non sono stati neppure eletti o riconfermati.
Sarebbe stato, in ogni caso, probabilmente più semplice per noi
dare battaglia contro la turbogas, anziché lavorare perché
il progetto venisse sempre più migliorato. Ma non sarebbe stato
onesto né coerente. Pensiamo infatti che anche le questioni complesse
vadano affrontate senza ricorrere a scorciatoie populiste e demagogiche
e come Verdi, ad ogni livello, siamo impegnati a far sì che nelle
amministrazioni e nella società cresca la consapevolezza che priorità
va data agli interventi per ridurre il consumo energetico, per potenziare
l’utilizzo delle fonti energetiche alternative e per migliorare
l’efficienza degli impianti prevedendone la riconversione a gas.
E’ importante, in questa fase di transizione, ammodernare o sostituire
le vecchie centrali con impianti di piccole o medie dimensioni, promuovendo
lo sviluppo delle turbine a gas a ciclo combinato per ridurre gli sprechi
e recuperare calore; ugualmente importante è avvicinare produzione
e consumo di energia per ottimizzare il trasporto del calore o del freddo
recuperato dalla combustione del gas.
La centrale in costruzione all’interno del Polo Chimico di Ferrara
è, appunto, a turbina a gas a ciclo combinato,sostituirà
le due vecchie centrali attualmente in funzione, che verranno chiuse,
ridurrà gli sprechi, recupererà calore, cederà vapore
alla rete di teleriscaldamento e dovrà produrre una diminuzione
di emissioni di inquinanti rispetto alle attuali. Si tratta di un impianto
da 800 MWE, dunque non piccolo, ma nemmeno la si può definire una
“megacentrale” (normalmente sono considerate megacentrali
quelle come Porto Tolle da oltre 2.000 MWE); non va inoltre dimenticato
- a proposito degli 800 MWE e del fatto che la domanda di energia del
territorio provinciale è invece di circa la metà - che le
diverse riconversioni degli impianti previste dal Piano Regionale (del
quale la centrale di Ferrara è parte) consentiranno di eliminare
quasi completamente l’attuale deficit energetico della nostra regione.
Quindi non si tratta di produrre più energia di quella necessaria,
ma di contribuire a rendere autonoma la regione, continuando a lavorare
perché la domanda diminuisca. Oltre tutto se le intenzioni della
SFIR verranno mantenute, l'attività dello zuccherificio di
Ferrara dovrebbe cessare e al suo posto, con i fondi della riconversione,
è previsto un impianto, presumibilmente all’interno del Polo
Chimico, per la produzione di bioalcol per la miscelazione con la benzina;
impianti di quel tipo necessitano di molta energia. Per la stessa ragione
la scelta di localizzazione della centrale, all’interno del Polo
Chimico, era e resta, secondo noi, la più idonea poiché
basata su due principi: la vicinanza del luogo di produzione a quello
di utilizzo (petrolchimico e comune capoluogo sono le realtà più
energivore della provincia), e la necessità di diminuire l’inquinamento
dove è elevato senza aumentarlo dove è minore. Per questo
ci siamo invece battuti, ottenendo due importanti vittorie, perché
i Comuni di Ostellato e di Bondeno, ad esempio, rinunciassero a offerte
di costruzione di centrali in territori che ne sono attualmente privi.
Per questo continueremo a batterci contro le ipotesi di nuove centrali
a biostabilizzato e a definire, questo sì, scellerato, il progetto
Enel di trasformazione prima a orimulsion ora a carbone della megacentrale
di Porto Tolle. Centrale per la quale continuiamo a chiedere la chiusura.
La nostra convinzione sul progetto di centrale in costruzione nel Polo
Chimico non nasce dunque dal far parte della maggioranza di Centro Sinistra
che governa Provincia e Comune di Ferrara; oltre tutto, pur essendo riusciti
in questi anni a orientare alcune scelte importanti, restiamo la forza
politica della coalizione che più spesso esprime posizioni differenti
– e voti conseguenti – nei Consigli e nelle Giunte: dalla
fusione Agea - Hera al tracciato della E55, dai criteri per la definizione
della TIA, al villaggio Elisea di Porto Garibaldi, alla privatizzazione
dell’assistenza nell’ex Ipab, a numerosi provvedimenti di
carattere urbanistico, per citare solo alcuni esempi.
La convinzione nasce dalle considerazioni appena svolte e da quelle che
di seguito abbiamo cercato di sintetizzare; considerazioni attraverso
le quali vogliamo però segnalare anche quelli che secondo noi sono
problemi ancora aperti sia in relazione al progetto sia alle scelte complessive
in materia di energia.
L’Accordo di Programma sul Polo Chimico e la sua revisione
Il progetto di centrale a turbogas si inserisce in un disegno
più ampio che si è concretizzato nell’Accordo di programma
per la riqualificazione del Petrolchimico di Ferrara sottoscritto da tutte
le parti il 7 maggio 2001 (Ministero, Regione, Provincia, Comune, Sindacati,
Imprese insediate del Polo Chimico di Ferrara). L’Accordo, che esplicitamente
si proponeva di consolidare la situazione produttivo/occupazionale (circa
2000 dipendenti senza l’indotto) e contemporaneamente di ridurre
l’impatto del complesso delle attività insediate, significava,
dal nostro punto di vista, mettere finalmente il Petrolchimico al centro
dell’attenzione della città, dopo anni di pericolosa rimozione
da parte di tutti. Più in particolare si volevano dunque prevenire
gli effetti disastrosi, dal punto di vista ambientale, di probabili crisi
occupazionali, creando invece le condizioni per un’evoluzione sostenibile
del sito. La recente vicenda della chiusura di sei zuccherifici su nove
nella nostra regione, con il delirio sulle possibili riconversioni fondate
comunque sull’utilizzo di biomasse, nei modi più improbabili
e pericolosi, è la dimostrazione di cosa può capitare quando
una crisi sociale irrompe nella vita di una comunità.
La crisi delle attività che tradizionalmente hanno caratterizzato
l’area del Petrolchimico di Ferrara, legate fondamentalmente alla
chimica di base, ha dunque condotto gli Enti Locali, a partire dal 2000,
a ritenere più opportuno impostare un progetto, concertato con
aziende e sindacati, di riqualificazione, riconversione dell’area
e di difesa dell’occupazione che garantisse al tempo stesso un aumento
della sicurezza e dell’efficienza ambientale, piuttosto che assistere
alla lenta decadenza dell’area, intervenendo di volta in volta di
fronte ai singoli episodi di chiusura degli impianti e di riduzione dei
livelli di sicurezza.
L’Accordo di programma ha prodotto sino ad ora interventi di riqualificazione
ambientale nelle diverse imprese private del Polo Chimico per circa 200
milioni di Euro e che stanno dando come risultato una rilevante diminuzione
dell’impatto ambientale e un notevole aumento del livello di sicurezza
del sito. Abbiamo inoltre sempre sostenuto che le aziende che si insedieranno
dovranno risultare “sicure”, in base alla Legge Seveso bis
e prive di emissioni pericolose, secondo i requisiti previsti dalla legislazione
attuale e mantenendo come punto di riferimento fondamentale il “principio
di precauzione”, nei termini indicati nel libro bianco “Strategie
per una politica futura in materia di sostanze chimiche” della Comunità
Economica Europea del 2001. Continuiamo a ritenere che l’insediamento
di nuove attività industriali dovrà essere autorizzato solo
qualora vi sia la disponibilità di aree bonificate. Occorre poi
continuare ad operare per giungere alla progressiva riduzione di tutte
le lavorazioni classificate dalla Protezione Civile ad “alto rischio
ambientale” e di quelle caratterizzate da emissioni pericolose,
presenti nel Polo chimico così come nelle altre aree industriali
della provincia. E’ inoltre urgentissimo che la Pianificazione Territoriale
della Provincia individui il Polo Chimico come “area ad elevata
concentrazione di stabilimenti” e, in attesa dell’adeguamento
del PTCP, definisca provvisoriamente le aree di danno ai sensi dell’art.12
della legge Regionale n°26/2003: fino ad ora il Comune di Ferrara
sta svolgendo questo ruolo, ma le competenze sono della Provincia.
Ora è in corso di elaborazione il Nuovo Accordo sul Polo Chimico.
E’ indispensabile che gli impegni vengano riconfermati e rafforzati
sia in materia di sicurezza e di impatto ambientale sia in relazione al
rilancio occupazionale del sito: la recente crisi di ABB Estense rende
particolarmente urgente l’elaborazione di un modello organizzativo
in grado di garantire i lavoratori.
Il Comune di Ferrara ha assunto l’impegno di prevedere la discussione
e l’approvazione in Consiglio (in Provincia questo era già
avvenuto anche nel 2001) del Nuovo Accordo. Pensiamo che si debba andare
oltre e che la consultazione dovrà essere molto più ampia
e complessiva sul futuro di questa area industriale.
Puntare sulla riqualificazione e sulla conseguente reindustrializzazione
dell’area del Polo Chimico non può significare, in ogni caso,
prevedere un modello di sviluppo industrialista dell’intera provincia,
ma anzi bloccare il consumo di territorio, evitando di distribuire industrie
ovunque.
Di fronte alla presenza di un’area industriale di queste dimensioni,
che si è avviata verso la riqualificazione e all’aumento
di controlli sulla sicurezza, non è secondo noi pensabile che ogni
Comune della provincia preveda di dotarsi di una propria piccola area
industriale né che il Piano Strutturale del Comune di Ferrara continui
a prevedere aree industriali aggiuntive sul territorio comunale. Pensiamo
al contrario che sia necessaria una moratoria sulle nuove urbanizzazioni
di tipo produttivo, sino all’approvazione del nuovo PTCP, e concentrarsi
sulla riqualificazione sostenibile dei numerosi ettari di aree industriali
non utilizzate o dismesse nel territorio.
La centrale turbogas
L’ipotesi di costruzione della centrale da parte di Sef
era (ed è) parte dell’Accordo di Programma sul Petrolchimico,
ma solo a patto – questo hanno imposto Comune e Provincia –
che il progetto si dimostrasse in grado di far diminuire i complessivi
livelli di inquinamento prodotti ora dalle due centrali attualmente in
funzione, centrali che la turbogas andrà a sostituire. Il nuovo
impianto deve dunque contribuire a diminuire non aumentare e nemmeno lasciare
inalterati gli attuali livelli di inquinamento.
La Valutazione d’Impatto Ambientale condotta dal Ministero in collaborazione
con gli Enti Locali ha modificato in modo significativo il progetto iniziale
(e la stessa VIA realizzata da Ambiente Italia per conto di Sef) e imposto
numerose prescrizioni per rispondere a questa prioritaria esigenza, prescrizioni
successivamente verificate anche dalla Commissione scientifica dell’Università
di Ferrara presieduta dal prof. Prodi.
La relazione della Commissione Prodi (è possibile leggerla nel
sito internet del Comune) valuta positivamente le procedure adottate,
sottolinea come la progettata installazione della turbogas presenti aspetti
decisamente migliorativi per quanto riguarda la produzione del particolato
primario a camino e la riduzione pressoché totale degli Sox, conferma
che la quantità totale di Nox prevista su base annua risulta inferiore,
se pur di poco, rispetto a quelle delle centrali attuali di cui si prevede
la sostituzione. Quindi delinea, per quanto riguarda queste emissioni,
un quadro di miglioramento rispetto ad oggi. La relazione mette però
in luce diversi aspetti critici in base ai quali la nuova centrale, pur
non contribuendo comunque a peggiorare la situazione attuale, nemmeno
la migliora. Occorre, indica la Commissione Prodi, giungere ad un ulteriore
abbassamento degli Nox (poiché nella pianura padana risultano particolarmente
elevati), predisporre un piano di misura del PM 2.5 (le polveri sottili
la cui pericolosità non era sufficientemente conosciuta al momento
della VIA) ed uno studio in grado di valutare la composizione del particolato
nelle varie componenti. E questo è un problema ancora aperto.
Siamo convinti, e con noi il Centro Sinistra e le diverse Istituzioni,
che occorra aprire una nuova procedura di VIA Ministeriale sulla modifica
progettuale recentemente richiesta da Sef per rivedere così, e
rendere più rigide, anche le prescrizioni relative a Nox e PM 2,5,
alla luce degli studi più recenti, e per dare risposta ai diversi
aspetti critici messi in luce dalla relazione Prodi.
Allo stesso tempo è indispensabile realizzare i diversi interventi
che verranno previsti nel Piano Provinciale dell’Aria per ridurre
tutte le emissioni di inquinanti, di natura industriale così come
determinate dal traffico. Il metodo scelto per la definizione del Piano
(ora vi sono solo ipotesi, proposte e obiettivi da raggiungere), basato
sul confronto a tutto campo per giungere ad una elaborazione condivisa,
presuppone anche un’assunzione di responsabilità, secondo
noi essenziale, da parte dei singoli cittadini, ai quali si chiede di
divenire consapevoli che le scelte individuali concorrono a determinare
le scelte e gli indirizzi collettivi.
Piani energetici, Risparmio, Fonti alternative
Sulla base di una nostra proposta, approvata dal Consiglio alla
fine della scorsa legislatura, la Provincia di Ferrara ha in corso di
elaborazione il Piano energetico provinciale. Riteniamo, e abbiamo già
sollevato la questione a livello istituzionale, che i Piani energetici
Provinciale e Comunale debbano essere impostati su politiche di risparmio
energetico, sull’utilizzo di fonti energetiche alternative e posti
al confronto con la comunità prima della loro approvazione. La
bozza di Piano Energetico Regionale è ora in discussione. Come
Verdi la stiamo esaminando ai diversi livelli, ma abbiamo già segnalato
numerosi aspetti critici, a partire proprio da una previsione troppo limitata
di utilizzo di fonti alternative e di riduzione dei consumi energetici;
è inoltre indispensabile che ci si adegui agli altri paesi europei
escludendo l’utilizzo di biostabilizzato (cioè di rifiuti)
per le centrali a biomasse.
Il Libro Verde della Commissione Europea del giugno 2005 indica nel risparmio
energetico il mezzo più rapido, efficace ed efficiente in termini
di costi per ridurre le emissioni di gas serra e per migliorare la qualità
dell'aria.
L'Italia è in preoccupante ritardo sia in termini di utilizzo di
fonti energetiche rinnovabili (soltanto il 4,6% della produzione
totale di energia) sia di misure per il risparmio energetico. Nelle proiezioni
dell’International Energy Agency le fonti rinnovabili potrebbero
arrivare a soddisfare il 20% d’elettricità mondiale al 2020,
e il 50% di energia primaria nel 2050. Perché ciò possa
accadere occorre garantire i fondi per la ricerca, l’innovazione
tecnologica e la sua applicazione commerciale.
E’ però ugualmente indispensabile che le Amministrazioni
Locali avviino campagne e si dotino di strumenti ancora più incisivi
per ridurre i consumi energetici, in particolare in materia edilizia e
della mobilità.
Le politiche di mobilità che portiamo avanti sono basate sulla
progressiva riduzione dell’utilizzo dei mezzi motorizzati privati
e sulla riconversione sostenibile di quelli pubblici oltre che sulla razionalizzazione
e riorganizzazione del sistema di trasporto pubblico nel suo complesso.
Il trasporto pubblico può e deve infatti contribuire in modo determinante
a ridurre i consumi energetici disincentivando l’utilizzo dei mezzi
privati e può raggiungere questo obiettivo adeguando percorsi,
frequenze e costi dei mezzi pubblici alle esigenze dei loro maggiori fruitori.
Occorre inoltre collegare in modo organico, attraverso idonei strumenti
legislativi e regolamentari (regolamento urbanistico ed edilizio), il
Piano Energetico Ambientale Comunale con il Piano Strutturale del Comune,
per inserire per ogni nuova edificazione elementi strutturali che prevedano
l’utilizzo di energie alternative e l’introduzione di una
norma (già prevista in molti Paesi Europei e in Trentino Alto –
Adige) in base alla quale le concessioni edilizie per nuove costruzioni
vengono rilasciate solo con certificazione di un consumo energetico non
superiore ai 90 kw per metro quadro; incentivi e defiscalizzazioni per
chi certifica un consumo energetico privato inferiore ai 90 kw per metro
quadro ( ricorso alle energie alternative come l’installazione di
pannelli solari e fotovoltaici; utilizzo di materiali eco – compatibili
nell’edilizia, etc).
Il Comune di Ferrara, che stiamo sollecitando in questa direzione dall'inizio
di questa legislatura, ha finalmente scelto di affrontare il problema
e di avviare questo percorso: sono state deliberate di recente importanti
modifiche al Regolamento Edilizio che prevedono per le nuove costruzioni
e le ristrutturazioni parametri di riferimento più rigidi di quelli
indicati dalle attuali normative, l’obbligo di certificazione dei
consumi energetici degli edifici, incentivi consistenti per nuove costruzione
a basso consumo energetico, eliminazione della DIA sull’installazione
di pannelli solari per le abitazioni.
Il prossimo RUE dovrà però prevedere misure ben più
nette e abbiamo già proposto, in attesa del Piano Energetico comunale,
l’elaborazione di un protocollo che impegni da subito il Comune
e gli altri soggetti pubblici, in relazione agli edifici pubblici
di nuova costruzione e alle ristrutturazione, a non superare i 90
kw per metro quadro di consumo energetico e ad introdurre ovunque sia
possibile l’installazione di pannelli solari.
Alcuni interventi in tal senso sono già stati avviati dal Comune
di Ferrara: il nuovo Asilo Nido di via del Salice è progettato
in base ai criteri di risparmio energetico, l’asilo nido “Ugo
Costa”, la scuola materna “L’Aquilone” e la palestra
di Pontelagoscuro sono interessati dal progetto di installazione di pannelli
fotovoltaici, è stata estesa la rete della geotermia. La Provincia
ha realizzato tre progetti pilota di installazione di pannelli fotovoltaici
in due scuole e nel Settore “Ambiente e Pianificazione territoriale”;
quattro prototipi di pannelli solari a concentrazione verranno installati
sulla “Casa senza frontiere”, prototipo di progetto di costruzione
basato sulla bioedilizia, posta nel parco tra ITIS e ITIP; installazione
in tutti gli uffici della scuole della provincia di impianti di raffreddamento
dell’aria alimentati dalle rete di teleriscaldamento; finanziati
numerosi progetti per dotare edifici collocati in comuni della provincia
di tetti fotovoltaici e termici e in diversi bandi inseriti punteggi specifici
per l’utilizzo di materiali della bioedilizia e impianti di riscaldamento
basati sulle fonti rinnovabili. Dall’inizio del 2003, presso l’assessorato
provinciale all’Ambiente, è stato aperto lo Sportello “ECOIDEA”
per fornire informazioni e assistenza a tutti i cittadini sulle tematiche
ambientali e, in particolare, sul risparmio energetico ed idrico.
Tutto questo naturalmente va molto bene, ma dal nostro punto di vista
non è ancora abbastanza. Stiamo lavorando perché si vada
oltre, perché in un futuro necessariamente vicino la domanda di
energia possa essere ridotta e interamente soddisfatta con fonti pulite.
I VERDI DI FERRARA
(luglio 2006, documento approvato all’unanimità dall’Esecutivo
comunale)
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