Oasi della Trava: le rinaturalizzazioni non si toccano!

Dopo alcuni decenni dalla sua costituzione è stata distrutta l’oasi che si trovava in località Trava nel Mezzano. Era un esempio importante di come, in un ambiente di recente bonifica, sia sufficiente aprire e tenere a regime degli specchi d’acqua per ripristinare gli habitat naturali storici. L’oasi, appena terminata, era stata spontaneamente popolata da numerosi avicoli, fra cui oche e cicogne, e da altri selvatici che da molto tempo non erano più di casa nel ferrarese; i caprioli erano poi stati introdotti per abbassare la popolazione all’interno del Boscone della Mesola. L’operazione abbastanza originale, non solo tante le riconversioni in zona di bonifica da coltivato a ripristino ambientale, ha avuto a suo tempo una grande rilevanza internazionale, sono arrivati riconoscimenti da parte dell’UE e visite da parte di molte delegazioni, anche dall’estero. Ha rappresentato pure un esempio di come può funzionare un lagunaggio per ridurre l’eutrofizzazione delle acque; infatti il carico d’azoto delle acque provenienti dal Cincondariale, nei pochi giorni di percorrenza all’interno dell’oasi, veniva notevolmente abbattuto dalla fitodepurazione.

A proposito dell’oasi della Trava bene hanno fatto il Comune di Portomaggiore e la Provincia di Ferrara ad intervenire immediatamente per il ripristino della legalità e delle condizioni in cui si trovava l’oasi, per ribadire che gli interventi nelle aree di Natura 2000 (come il Mezzano) devono essere attentamente valutati dagli organi preposti alla loro tutela; rispetto ad un intervento di carattere ambientale realizzato con fondi europei non si può in modo arbitrario ritenere che solo per il fatto di essere (neo)proprietari del fondo valgano solo le regole dell’imprenditoria, per cui se prima era conveniente utilizzare i contributi pubblici per interventi di carattere ambientale come quello del MEDSPA, nel momento in cui si interrompe il flusso finanziario si ha il diritto di ruspare, di distruggere il nuovo equilibrio che si era creato nel corso di non pochi anni.

Ora i nostri timori sono rivolti pure agli altri interventi ambientali riferiti al settore agricolo (boschetti, siepi, specchi d’acqua ed altri elementi naturali) che dagli anni 90 sono stati realizzati sul nostro territorio; in parte legati all’introduzione del biologico ma pure per meglio utilizzare ritagli aziendali e aree poco produttive: sono poche centinaia di ettari abbastanza distribuiti in tutta la provincia ma sono interventi che hanno dato un minimo di biodiversità ad una campagna che dalle nostre parti è decisamente troppo spoglia.

Il meccanismo degli aiuti comunitari prevede, in alcuni casi dopo 20 anni, in altri dopo 10, che si riduca il flusso finanziario per la conservazione di questi elementi (alcuni dei quali hanno raggiunto dimensioni veramente importanti) per cui da molte parti si sta facendo strada l’intenzione di non tenere “occupata” della superficie agricola con qualche cosa che non produce reddito, anche se è facilmente dimostrabile scientificamente, che avere un ambiente naturale che da rifugio agli organismi utili (dagli insetti predatori e parassiti, agli uccelli e ai piccoli mammiferi) è conveniente economicamente.

Chi utilizza questi finanziamenti di carattere ambientale, o agricolo, deve avere ben chiaro che non ci sono solo le norme dei Regolamenti comunitari (che vanno comunque sempre rispettate) che questi rappresentano un percorso decisamente più complesso, un vero e proprio patto con il territorio e le popolazioni che vi risiedono al servizio delle future generazioni.

Per questi motivi riteniamo che le pubbliche amministrazioni interessate debbano agire con la massima determinazione innanzitutto per prevenire veri e propri scempi come quello delle oasi MEDSPA e del Poggetto, nel comune di Ferrara. Questo risultato può essere ottenuto attraverso un’attenta e capillare opera di monitoraggio degli interventi presenti sul territorio, ma anche attraverso la determinazione nel pretendere che le oasi devastate vengano ripristinate ed il rigore delle sanzioni che verranno comminate, affinché servano da deterrente nei confronti di soggetti che abbiano intenzioni analoghe.

E’ necessario infatti dimostrare con i fatti il valore che le comunità assegnano alla difesa degli equilibri ambientali e alla qualità del paesaggio, contro una logica che vede l’uso del territorio unicamente come fonte di profitto, in alternativa alla borsa od altri impieghi finanziari.

Federazione dei Verdi di Ferrara

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