Sull’assoluzione nel processo Solvay

Constato con rammarico l’assoluzione dei dirigenti Solvay in merito all’accusa di non aver applicato le misure di sicurezza atte a tutelare la salute dei lavoratori che  dentro le autoclavi scrostavano il micidiale Cvm. Si tratta di due ex operai affetti da epatocarcinoma che è una delle malattie correlate all’esposizione al gas cancerogeno. Casualità secondo i giudici che due ex autoclavisti siano affetti proprio da questo tipo di tumore al fegato! Colpa forse dello stile di vita degli operai che per  anni hanno vissuto in un reparto ammorbato dai gas di Cvm, così come per gli oltre cento operai Solvay deceduti o ammalati di patologie tumorali. Risale al 2001 la pubblicazione sul “European Journal of Oncology dei più aggiornati e gravi risultati epidemiologici, dello studio avviato dall’Istituto Superiore di Sanità anche tra i lavoratori di Ferrara. Da allora una serie di denunce e ad un esposto in cui oltre duecento persone tra operai e familiari resero pubblica la loro storia, accusando l’azienda di non aver fatto tutto quello che si poteva e doveva fare per tutelare la salute di chi lavorava alla produzione del Pvc con l’utilizzo del Cvm.

Partì l’inchiesta della Procura di Ferrara, con la nomina dei periti – Dott. Bracci e Prof. Comba – cui venne affidato il compito di valutare per quante persone, tra quelle denuncianti fosse ravvisabile il possibile nesso causale tra esposizione al Cvm e patologia.

Nel 2003 intanto la scoperta, della contaminazione da Cvm di alcuni pozzi usati, tra l’altro, per innaffiare gli orti degli anziani a Pontelagoscuro, “il più grande giacimento di Cvm a livello europeo”, ebbe a dire poi il geologo Alessandro Gargini, titolare dello studio sulla caratterizzazione dell’area. La Procura avviò le indagini ma la vicenda si chiuse con un nulla di fatto: la perizia del tribunale assolse l’operato dell’azienda, ma parimenti confermò l’urgenza di una vera azione di bonifica dell’area, pesantemente compromessa sul piano ambientale. Il piano di bonifica dell’area Solvay arriva però solo nel 2005 ed è tuttora in corso. Nel marzo 2008 viene presentata dall’avv. Zanforlini a nome di Legambiente l’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Ferrara, in merito alle denunce dei lavoratori di omissione delle misure di sicurezza, con la successiva richiesta di avocazione del caso a Bologna. In seguito a quell’azione, la Procura ferrarese opterà per la chiusura delle indagini e per il rinvio a giudizio fino ad arrivare alla attuale sentenza di assoluzione. In pratica ciò che si conclude a Ferrara è che Solvay non ha danneggiato l’ambiente né gli operai e le loro famiglie, né i residenti, in spregio al constatato tasso di mortalità che, nell’indagine epidemiologica sugli esposti al Cvm, a Ferrara era il quadruplo di quello di Marghera. Anche a Marghera la verità emerse soltanto al processo di  appello, per cui confidiamo che resti la possibilità di rendere giustizia a chi ha pagato con la propria vita e la propria salute il prezzo del cosiddetto sviluppo ferrarese, sul quale un’intera classe politica stende ancora un assordante silenzio.

Marzia Marchi

ex presidente Legambiente Ferrara.

co-portavoce di Ecologisti, reti civiche – Verdi europei

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