I Verdi aderiscono allo sciopero generale del 12 Dicembre

DOCUMENTO FEDERAZIONE PROVINCIALE DEI VERDI: DALL’ADESIONE ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 12 DICEMBRE ALLE PROPOSTE CONCRETE PER USCIRE DALLA CRISI.

Aderiamo allo sciopero generale proclamato dalla CGIL per domani, venerdì 12 dicembre, per richiedere una svolta di politica economica e sociale necessaria per governare la crisi ed evitare che essa scarichi le proprie conseguenze sulle famiglie dei lavoratori e dei pensionati e sui precari.
I provvedimenti assunti dal Governo sono assolutamente inadeguati per affrontare una crisi che si presenta come il fallimento dell’idea stessa di sviluppo, ma che può anche rappresentare una opportunità straordinaria di cambiamento.
Chi pensa che, una volta stabilite nuove regole per la finanza ed esaurita la necessità di intervento dello Stato nell’economia, tutto possa tornare più o meno come prima, non ha compreso a nostro avviso la dimensione e la natura del fenomeno in corso. Si cita spesso la Grande Crisi del 1929, ma il mondo che è uscito da quella “grande depressione” (e dalla 1° guerra mondiale) non era più quello che vi era entrato quindici anni prima. Quella crisi ha portato, almeno nelle società occidentali, profondi cambiamenti nell’impostazione dei rapporti tra capitale e lavoro e nel ruolo dello stato nell’economia e nella società.
La crisi attuale produrrà, con ogni probabilità, trasformazioni di portata paragonabile. La direzione e la natura della trasformazione – se questa cioè andrà a ridurre o ad acuire le diseguaglianze e le ingiustizie, se andrà o meno a rendere più sostenibile il sistema socio economico mondiale – dipende da ciò che sapremo mettere in campo in questa fase. Ed è necessario agire il più rapidamente possibile, prima che si apra la strada a soluzione regressive.
Una proposta adeguata all’importanza del momento deve prendere in considerazione molti “se” e molti “ma” ed è però fuori di dubbio che le proposte e le scelte da avanzare e da fare a livello locale devono tenere conto della dimensione globale in cui vanno a inserirsi.
Sta diventando senso comune identificare le cause della crisi nell’eccessiva libertà lasciata al mercato ( mentre ancora risuonano le critiche, anche di parte del Centro Sinistra, ai “lacci e laccioli”!), ma minore attenzione è riservata al fatto che negli ultimi anni una politica, che oggi non può che apparire dissennata, ha cercato in tutti i modi di trasferire al mercato ogni aspetto dell’attività umana, in particolare quelli dai quali dipende direttamente la qualità della vita delle persone.
I servizi pubblici locali, a cominciare da quelli più essenziali come l’acqua, la sanità, l’istruzione, i trasporti, sono stati e sono ancora oggetto di una offensiva senza precedenti perché si giungesse alla loro privatizzazione. L’attività agricola, base della sopravvivenza stessa degli individui, è stata in modo cosciente (si pensi ai Piani imposti ai paesi poveri da banca Mondiale e Fondo Monetario) subordinata al mercato internazionale, tanto che paesi fondamentale agricoli sono ormai incapaci di provvedere alla sussistenza della propria popolazione. Occorre dunque ripensare profondamente questo sistema per superare la crisi creando le condizioni per una società più equa e sostenibile, in grado di affrontare con fiducia il futuro.
Agire oggi per il futuro significa investire in istruzione, ricerca, cultura e avviare azioni tra loro collegate e coerenti con l’obiettivo, in grado di dare risposte per il breve, il medio e il lungo periodo. Nell’immediato è per noi necessario

– Estendere le misure di protezione sociale (ora in Italia solo il 20% dei disoccupati percepisce un sussidio) utilizzando anche i servizi pubblici: introduzione di una moratoria affinché a nessun utente vengano interrotte forniture essenziali (acqua, elettricità, gas, telefono) poiché non è in grado di pagare le bollette (è evidente come questo sarebbe più semplice se le società fornitrici fossero di diritto pubblico); agire sulle tariffe introducendo criteri a favore dei redditi più bassi.

– Difendere i posti di lavoro anche agendo sull’accesso al credito per le imprese, in particolare quelle piccole i cui lavoratori non hanno nemmeno la cassa integrazione. Non hanno invece senso ipotesi di sconti sulle procedure di carattere urbanistico e ambientale che alcuni, approfittando del momento, continuano a chiedere: nessuna iniziativa imprenditoriale seria può essere scoraggiata dal rispetto della legge.

– Mobilitare e sostenere tutte le forme di assistenza sociale. Sia pubbliche sia del privato sociale.

– Rifiuto da parte degli Enti Pubblici di adeguarsi alla volontà del governo sulla riduzione del personale.

Dobbiamo costruire. A partire da oggi e in un’ottica di breve e lungo periodo, una società più resistente riducendo il campo di azione del mercato per assicurare a tutti i diritti essenziali, sopra richiamati, compresa la casa, agendo sulle funzioni e i servizi pubblici, rivitalizzando le forme di cooperazione sociale, accorciando le filiere (non solo in campo agricolo) per ottenere una economia più solida in quanto più centrata sul mercato interno della comunità. Necessario inoltre investire esclusivamente in quelle opere pubbliche funzionali ad un nuovo modello sociale ed economico: fonti energetiche rinnovabili, edilizia scolastica e sanitaria, ferrovie e idrovie, reti idriche, manutenzione del territorio.

Federazione provinciale dei Verdi – Ferrara

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