Rifiuti: la parola passi ai cittadini

Rifiuti: mentre Hera chiede di bruciare tutto quello che può, il Comune di Ferrara rischia di perdere i fondi regionali (oltre 1.250.000 euro) per il recupero ed il riuso; la parola passi ai cittadini.
Il progetto di Hera di bruciare più di 40.000 t/a di “biomasse lignocellulosiche”, oltre le 130.000 t/a di rifiuti autorizzati, depositato nei giorni scorsi, rappresenta l’ennesimo tentativo di piegare la gestione dei rifiuti nella nostra provincia, e gli impianti ad essa dedicati, alle logiche privatistiche del profitto aziendale, stravolgendo l’impostazione del Piano Rifiuti in vigore, verificato e aggiornato dalla Provincia nel corso della passata legislatura. Obiettivo prioritario del Piano è infatti la riduzione al minimo dell’impatto ambientale, contenendo l’attività di smaltimento entro i limiti strettamente necessari a soddisfare le esigenze del bacino, dopo aver ridotto la produzione dei rifiuti e aumentato la raccolta differenziata, a partire dall’assunto che la gestione dei rifiuti sia un servizio per la comunità e non un’attività di mercato. Sulla base di questo principio, attraverso l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’inceneritore, impugnata da Hera ma confermata dal TAR, la Provincia aveva introdotto un meccanismo (il limite massimo di 30.000 t di Rifiuti Speciali Assimilabili) per cui al ridursi delle quantità di Rifiuti Urbani da smaltire si sarebbe ridotta l’attività dell’inceneritore. Ora Hera cerca di andare nella direzione opposta, mirando a saturare la potenzialità tecnica dell’impianto. D’altra parte non può sorprendere che anche Hera si presenti a chiedere la propria parte: la possibilità di difendere le finalità del Piano è legata alla coerenza nella sua gestione,  e questa coerenza è stata abbandonata nel momento in cui gli attuali amministratori della Provincia hanno giustificato le richieste di ampliamento delle discariche, in contrasto con il Piano.
Ma non è tutto. Nel frattempo il 15 giugno, termine ultimo per l’avvio dei lavori del “Centro del riuso e del recupero” che il Comune di Ferrara dovrebbe realizzare nei locali dell’ex macello (o del MOF), è trascorso senza che nulla si sia saputo in proposito. Se, come sembra, il Comune non avesse rispettato la scadenza, la provincia di Ferrara perderebbe il contributo (oltre un milione e duecentocinquantamila euro), assegnato dalla Regione nel giugno del 2009, per un progetto giudicato altamente innovativo e in linea con le esperienze europee più avanzate. Sarebbe un danno molto grave dal punto di vista economico, ma soprattutto segnerebbe il totale snaturamento di un Piano basato sulla riduzione della produzione di rifiuti come elemento centrale dell’azione prevista.
Come abbiamo ripetutamente affermato il sistema disegnato dal Piano è solido e, come ha ribadito recentemente la Regione, al riparo da qualsiasi emergenza, grazie alle scelte compiute negli anni passati.  In gioco vi è però la possibilità di preservare le attività che hanno a che fare con la qualità dell’ambiente e la salute delle persone dalle logiche parrticolaristiche legate al bilancio o alla quotazione in borsa di questa o di quella azienda, oltre alla possibilità stessa di chiudere le discariche, elementi di evidente criticità nella nostra specifica situazione territoriale.
E’ per questo motivo che, di fronte alla palese incapacità di chi ci amministra a perseguire politiche finalizzate al bene comune, riteniamo necessario restituire la parola ai cittadini e aprire al più presto il confronto pubblico sulla gestione dei rifiuti nella provincia, in vista dell’elaborazione del nuovo piano, prima che le iniziative dei diversi gestori diventino, una alla volta, fatti compiuti.
Verdi per la Costituente Ecologista di Ferrara

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