La vera storia della “discarica” di Migliaro. Le premesse di un disastro annunciato.

La vicenda inizia con l’approvazione del Decreto legislativo n. 22 del 1997, che recepisce finalmente le direttive europee sui rifiuti e mette ordine in un settore che l’Italia aveva fino ad allora colpevolmente trascurato. Nel Decreto sono contenute anche disposizioni per incentivare le attività di recupero.

La scelta è quella della semplificazione amministrativa, la riduzione al minimo dalla tanto vituperata burocrazia. Lo strumento è l’istituto del silenzio assenso che, come è noto, priva le autorità competenti (le Province) di qualsiasi possibilità effettiva di controllo e verifica. Nel varco si insinuano i soliti furbetti e forse qualche poco avveduto imprenditore. In provincia di Ferrara si insediano immediatamente 3 attività, che mostrano ben presto i loro limiti o le loro vere intenzioni (Orbit, a Vigarano, Ferri, prima Migliarino poi a Migliaro, Delta Ambiente, a Comacchio). In un secondo momento si insedierà a Mesola Decreto 22. Per tutti il materiale che si intende recuperare è pulper, il residuo del macero nel processo di riciclo della carta. La situazione diviene ben presto insostenibile, le società falliscono e/o si dileguano, i rifiuti rimangono abbandonati nei luoghi di stoccaggio (in quantità anche maggiori rispetto a quelle autorizzate), l’incendio della Orbit mostra la pericolosità della situazione per la salute dell’ambiente e dei cittadini. Nel corso della legislatura 1999-2004, la Provincia, per risolvere la situazione, in mancanza di fondi da parte dei Comuni interessati, responsabili per legge della rimozione, tenta il coinvolgimento delle aziende impegnate nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti nei diversi ambiti territoriali. AREA aderisce per prima alla proposta (CMV e Sicura arriveranno in un secondo momento) e si impegna allo smaltimento dei rifiuti abbandonati nei siti di Mesola e Migliaro. I costi sostenuti verranno compensati con la possibilità di smaltire Rifiuti Speciali da reperire sul mercato. Viene stabilita una proporzione adeguata (quantità di RS/quantità di rifiuti abbandonati smaltiti) e sulla base di questa e della stima della quantità di rifiuti abbandonati viene definita la dimensione del nuovo impianto di smaltimento, all’interno del sito Crispa. Questi dati sono inseriti nella richiesta di autorizzazione presentata da AREA alla Provincia e la prescrizione dello smaltimento di tutti i rifiuti abbandonati a Mesola e Magliaro viene introdotta nell’autorizzazione rilasciata. A questo punto AREA, ottenuta l’autorizzazione, cambia le carte in tavola. La proporzione, sostiene, non è più economicamente sostenibile, e lo smaltimento dei rifiuti abbandonati viene interrotto. A Mesola, fortunatamente, lo sgombero viene ultimato; a Migliaro vengono lasciate nel sito le circa 25.000 t parzialmente coinvolte nell’incendio ancora in corso. Per AREA è il periodo delle spese “allegre”, quelle per cui l’attuale C.d.A. ha chiesto 2.000.000 di Euro di danni a quello passato.

All’inizio del 2010 AREA presenta alla Provincia (nel frattempo vi sono state le elezioni e l’ente è retto da una diversa maggioranza) la domanda di autorizzazione per la “omogeneizzazione delle pendenze della copertura finale per eliminare problematici compluvi e/o ristagni di acqua piovana”, una “riprofilatura” per cui sono necessarie circa 55.000 t di materiale. I Verdi, non più parte della maggioranza, presentano un’osservazione in cui si chiede che nell’autorizzazione la Provincia imponga, tramite un’apposita prescrizione, l’utilizzo dei rifiuti abbandonati a Migliaro, al posto di una parte dei Rifiuti Speciali di cui Area ha chiesto lo smaltimento. Era l’occasione buona per costringere l’azienda a rispettare gli impegni presi. La Provincia concede l’autorizzazione, ma non ritiene di inserire la prescrizione richiesta e i rifiuti rimangono lì dove ancora stanno bruciando.Sergio Golinelli
Co-portavoce dei Verdi della provincia di Ferrara.

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